In Danimarca esiste una collezione di cervelli umani che conta poco meni di 10.000 esemplari e ha alle spalle una storia terribile.
Di recente è stato reso noto che in Danimarca partiranno ben quattro ricerche parallele che avranno come oggetto i sintomi, l’evoluzione e la cura di diverse malattie mentali.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che le ricerche verranno svolte proprio sulla collezione di cervelli umani che vennero raccolti in Danimarca nel corso del ventesimo secolo e “sopravvivono” da decenni sotto formalina.
Per le autorità danesi si tratta di un’opportunità di ricerca molto importante che, si spera, porterà a risultati fondamentali per la cura di patologie anche gravi. In questo frangente però la Danimarca si trova a fare i conti con la propria storia recente e anche a dover operare un profonda presa di coscienza su ciò che in Danimarca era concesso fare fino a non troppi anni fa.
Perché la collezione di cervelli umani solleva tante polemiche?
Al giorno d’oggi se si desidera lasciare alla scienza il proprio corpo dopo la morte è necessario firmare una dichiarazione legalmente riconosciuta in cui si espone la propria volontà. Nel caso di morti improvvise o nel caso di persone che non siano in grado di intendere e di volere prima della morte, sono i parenti a doversi assumere questa responsabilità, qualora lo volessero.
Purtroppo in Danimarca, così come in molti altri Paesi del mondo, agli inizi del 1900 non era così. La salute e la dignità dei pazienti affetti da disturbi mentali non erano tra le prerogative dello Stato. Al contrario, si procedeva a rinchiudere i pazienti in ospedali psichiatrici isolandoli dal mondo per fare in modo che non creassero problemi alla popolazione sana.
“Ogni paziente che moriva in un ospedale psichiatrico veniva sottoposto ad autopsia” ha spiegato l’attuale direttore responsabile della collezione, il dottor Nielsen. Nessuno si interessava a cosa accadesse davvero all’interno di quelle strutture, e spesso nemmeno i parenti dei pazienti si interessavano al destino dei propri cari.
Com’è facile dedurre, quindi, i cervelli che attualmente fanno parte della collezione dell’Università di Odense non furono prelevati con il consenso dei pazienti, né tantomeno con il consenso dei loro parenti. Si tratta di una pratica inquietante e barbarica che uno Stato moderno non potrebbe mai accettare e, infatti, il dibattito attuale è molto acceso sulla questione.
Fortunatamente, infatti, a partire dal 1982 la pratica dell’asportazione del cervello di malati di mente a fini di ricerca fu completamente abolita. Rimase il problema di cosa fare con i cervelli “collezionati” fino a quel momento. Le autorità decisero infine di non “sprecare” la collezione distruggendola: dal momento che ormai i cervelli erano in possesso dell’Università, la scelta migliore sarebbe stata quella di metterli a disposizione dei ricercatori moderni che, quindi, a breve cominceranno il loro lavoro.