L’isola della Sardegna è un tesoro di paesaggi mozzafiato, cale incantevoli e spiagge di sabbia finissima bagnate da acque cristalline.
Una delle caratteristiche meno conosciute di questa terra, ma che la rende ancora più affascinante, sono i suoi fari. Posti su promontori sperduti e isolotti desolati, questi fari sono avamposti solitari, testimoni silenziosi delle storie del mare e degli uomini. Il faro, con il suo occhio di luce tiene lontani i naviganti notturni dalle coste.
Segnala loro il confine tra terra e mare e illumina ciò che è nascosto. Ma di giorno, a bagliore spento, rivelano il fascino di luoghi sperduti e selvaggi. Sospesi su promontori lontani da tutto e su isolette disabitate, i fari della Sardegna emettono un’aura di mistero e suggestione. Hai mai pensato di fare un tour di questi guardiani silenziosi?
Vegliano su acque dai colori brillanti, dove l’aria sa di sale e profumi mediterranei e il frastuono incessante delle onde che si infrangono sugli scogli crea una sinfonia naturale unica. I fari raccontano storie di salvataggi miracolosi e naufragi, di imbarcazioni inghiottite dai flutti.
I fari più famosi della Sardegna
L’isolotto di Mangiabarche, a pochi metri dalla costa di Calasetta nell’isola di Sant’Antioco, porta ancora il nome della sua fama di aver spesso causato la sfortuna di marinai e naviganti. Il faro di Capo Sandalo sull’isola di San Pietro si erge su una scogliera a strapiombo ed è il faro più occidentale d’Italia.
Le sue luci emettono lampi luminosi che possono essere avvistati fino a 24 miglia di distanza. Ma la vita dei guardiani dei fari era spesso tragica, soprattutto durante le tempeste che li isolavano dal mondo. Sull’isola dei Cavoli, a pochi passi da Villasimius, famiglie stremate e guardiani naufragati cercavano disperatamente aiuto.
Oggi, il faro dei Cavoli è il centro di ricerca biologica dell’area protetta di Capo Carbonara ed è uno dei luoghi più visitati del parco marino. Sull’isola di Razzoli, la più settentrionale dell’arcipelago della Maddalena, il faro fungeva da faro guida per le tormentate Bocche di Bonifacio.
I guardiani vivevano qui come eremiti, condividendo il loro duro lavoro tra tre fanalisti e le loro famiglie, compresi gli insegnanti che istruivano i figli dei guardiani. L’isolamento e la solitudine erano parte integrante della loro vita, ma anche un’opportunità per vivere esperienze uniche al confine del mondo.
L’arcipelago della Maddalena e la costa circostante sono punteggiati da altri (ex) fari che incantano i visitatori. A La Maddalena, la torre-faro di undici metri di Punta Filetto e la vedetta di Marginetto sorgono maestose sulle scogliere. A Palau, il faro di Capo d’Orso è un punto panoramico imperdibile.
A Porto Cervo, le stazioni di segnalazione di Capo Ferro e a Santa Teresa Gallura, la vedetta di punta Falcone, offrono viste spettacolari e magiche. E poi c’è il romantico faro di Capo Testa, una meta ideale per chi cerca rifugio meditativo e per i navigatori in cerca di sicurezza.
Altra meraviglia della Sardegna è il parco dell’Asinara, dove il faro di Punta Scorno si erge solitario nell’estremità settentrionale dell’isola. Il faro, una torre tonda alta 35 metri, è stato testimone di tante storie. Tra queste, la coraggiosa impresa delle tre sorelle Vitello, figlie di un fanalista, che salvarono tre naufraghi in una notte di settembre del 1953.
Per questo atto eroico, le sorelle ricevettero la medaglia di bronzo al valore della Marina, unico caso di onorificenza conferita a donne. Tutti questi fari portano con sé una storia e un’anima, sono il legame tra il passato e il presente della Sardegna. Ogni faro è un testimone silenzioso delle vicende di mare e degli uomini che hanno popolato queste terre.