In Sardegna è emergenza per un prodotto tipico. Potrebbe diventare impossibile reperirlo. Scopriamo di quale si tratta. E’ molto amato.
Le variazioni climatiche sono sotto gli occhi di tutti: è evidente, soprattutto al Centro-Sud e nelle Isole dello Stivale, e stanno causando in alcuni casi gravi danni alle aree colpite, non solamente incendi.
Intere zone bruciano e con loro anche i raccolti rallentando alcune produzioni alimentari, ma anche il caldo da record è, da solo, responsabile delle morti di alcuni esemplari molto importanti. Questo è quanto sta accadendo in Sardegna in particolare.
Il caldo da record mette in ginocchio chi produce questa prelibatezza
Si pensi alle Seadas, o alle Tilicas, entrambi sono dolci della tradizione sarda e hanno in comune una cosa: le ricette si completano con un prodotto tipico. Già capito quale? Sono frittelle di pasta ripiene di pecorino fresco e sono servite con il miele, che può essere di corbezzolo o di castagno, dal gusto lievemente amarognolo e ricco d’intensi aromi che rendono il piatto unico e profumato.
Le Tilicas sono dolcetti preparati con mandorle e miele. Stiamo dunque parlando di lui: il miele. Attualmente è il prodotto più a rischio. Come mai? Proprio il caldo da record, che ha raggiunto e stretto nella sua morsa l’Italia negli ultimi anni e in quest’ultimo mese in particolare, è l’artefice della morte di circa il 40% delle api. Tutto ciò ha avuto anche conseguenze severe sulla produzione del miele.
Ad affermarlo è il Centro Studi Agricoli (CSA), che – in una nota – evidenzia come la fioritura dell’eucalipto sia andata distrutta e così anche quella del timo, arsa al caldo. Inevitabili gli effetti sulla produzione del miele che è passata da una media di 14 kg per arnia ai soli 4 kg attuali.
Un’arnia, composta da circa 50.000 api, vale in media 90,00 euro e una sola ape vive in media 2 mesi. Le statistiche del mese di luglio 2023 in Italia registrano 2.375 apicoltori che gestiscono 58.451 alveari con 5.329 apiari. Un alveare produce in media 14 kg di miele, venduto a 10,00 euro al kg, pertanto il valore di produzione – pari a 8.138 quintali – frutterebbe 8.180.000 euro all’anno.
Risulta purtroppo chiaro l’ingente danno economico che ne consegue con il drastico calo di produzione del singolo alveare: il Centro Studi Agricoli (CSA) ha stimato 5 milioni di euro di danni a cui vanno sommati i danni indiretti per la riduzione delle impollinazioni, pari circa ad altri 10 milioni di euro.
Gli apicoltori sardi sono la categoria più colpita dagli effetti del caldo anomalo: ecco perché
Gli apicoltori sardi allevano principalmente l’ape mellifera e questa specie di insetto è estremamente fragile di fronte alle variazioni climatiche e alle criticità che si portano dietro. Ecco perché, di fronte alla morte di numerosi loro esemplari, alcuni apicoltori hanno pensato di correre ai ripari acquistando api regine selezionate, provenienti dal Sud America.
Se si pensa però che questa possa essere la soluzione, ci si sbaglia: c’è un rischio non indifferente. La preoccupazione del Centro Studi Agricoli (CSA) è che questi insetti, una volta importati nella nostra area geografica, non riescano ad adattarsi all’ecosistema del territorio sardo e provochino quindi una contaminazione di specie.
Ecco perché è nelle intenzioni della Regione dichiarare lo stato di calamità naturale ed avviare i procedimenti per le forme di indennizzo. Il clima torrido di questi ultimi anni dovrebbe allarmarci: i suoi effetti sono molteplici e molto presto potrebbe scomparire dalle nostre tavole anche un ingrediente tanto apprezzato ed utilizzato come il miele, causando gravi danni all’ecosistema.