Uno studio ha rivelato ciò che manca agli italiani per riuscire ad emergere nel lavoro digitale. Ecco il segreto: formatevi su questo
Oggi come oggi, il lavoro assume molteplici forme. Non esiste più solamente l’ufficio: sono molteplici le possibilità professionali, sia a livello di ruolo che di luogo di lavoro. Con il lavoro ibrido, ad esempio, si svolge una parte delle ore in ufficio, mentre l’altra da remoto; con lo smart working, invece, si può arrivare anche al 100% di lavoro da remoto. Anche per quanto riguarda le possibilità professionali, grazie al mondo del web, c’è stato un grande ampliamento: ecco cosa manca agli italiani in merito al lavoro digitale.
Sono moltissimi i lavori che riguardano il digitale, oggi come oggi. Si pensi a tutta la sfera del web marketing e del social media managing: ogni azienda che voglia stare al passo con i tempi deve aggiornarsi anche in merito a queste nuove realtà. Di fatto, soprattutto in Italia, c’è però grande difficoltà nel trovare persone competenti in questi ambiti: ecco il motivo.
Secondo le statistiche 2022 sugli sbocchi lavorativi dei giovani, realizzate dalla John Cabot University, ben il 43% dei partecipanti ha trovato lavoro nel digitale e nel settore dell’innovazione. Nonostante questo, però, sono ancora molte le posizioni aperte e a parlarne è anche il bollettino Anpal di Unioncamere: “Sempre più talenti sono richiesti rispetto alla disponibilità non sufficiente a coprire la domanda delle aziende“.
Il 43% delle aziende, infatti, oggi dichiara di non riuscire a trovare il talento che stava cercando e, nel 2017, erano il 23% le aziende che ammettevano di avere posizioni professionali perennemente scoperte a causa di scarse competenze in merito. Secondo Pietro Novelli, country manager di Oliver James Italia, tallone d’achille di molti italiani è la lingua inglese, che impedisce all’Italia di assumere stranieri e talenti provenienti dall’estero a causa della scarsità di dipendenti che conoscono la lingua.
Inoltre, il trend demografico è allarmante: “Secondo dati Istat tra 30 anni avremo 5 milioni di abitanti in meno, abbiamo una fascia di under 30 che copre solo il 28% della popolazione totale e tra questi pochi giovani soltanto il 27% tra i 30 e i 34 anni ha una laurea” spiega Novelli, aggiungendo che a peggiorare il tutto c’è anche la fuga di cervelli. Per quanto riguarda l’istruzione scolastica, al fine di essere pronti alle nuove possibilità di lavoro digitale Novelli consiglia quindi di concentrarsi sull’inglese e sulla formazione pratica: “Gli Its per lavori specialistici sono degli ottimi strumenti che ad ora non sono né troppo conosciuti né troppo valorizzati“, conclude Novelli.
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