Lele Adani ha rivelato di essere stato tifoso del Milan a lungo e spiegato per quale motivo ha smesso di esserlo improvvisamente.
Ciascun calciatore, prima di diventare un professionista, è stato un tifoso ed ha sognato di vestire la maglia della propria squadra del cuore. Non sempre i professionisti riescono a realizzare il sogno di giocare per la squadra per cui tifavano da bambini e spesso la loro “fedeltà” cambia in base alle esperienze professionali e umane che affrontano.
In tal senso è molto interessante la rivelazione che ha fatto Lele Adani a Giacomo Poretti durante l’intervista che il commentatore sportivo ha concesso a PoreTcast. Il comico infatti gli ha chiesto se avesse mai avuto una squadra del cuore e lui ha risposto che da bambino era molto tifoso del Milan: “Amavo molto il Milan“. Una passione che gli aveva trasmesso il padre e che ha portato avanti fino a quando non ha cominciato a giocare ad alti livelli.
Da professionista, infatti, ha imparato ad amare la maglia che indossava e a rispettare la tifoserie che quella maglia rappresentava: “Dal mio punto di vista, quando ho cominciato a fare il calciatore ero innamorato delle squadre per cui giocavo”. Negli anni Lele Adani è stato tifoso del Modena, del Brescia, della Fiorentina e dell’Inter, proprio perché vivendo quelle realtà ha imparato a conoscere l’ambiente, i tifosi e si è legato umanamente a quei luoghi e a quelle squadre.
Finita la carriera calcistica, dunque, Lele Adani è rimasto legato per passione giovanile al Milan e per passione professionale alle quattro squadre di cui ha indossato la maglia. Questo finché un legame speciale stretto durante gli anni da calciatore non lo ha portato a conoscere un altro mondo calcistico, un’altra filosofia di calcio di cui si è innamorato perdutamente.
Oggi infatti – e non ne fa mistero – Lele Adani è un tifoso sfegatato del River Plate. Nell’intervista concessa a Giacomo Poretti, il commentatore sportivo spiega che l’amicizia con Matias Almeida lo ha portato prima in Sud America, quindi ad approfondire quel calcio meno tattico ma più tecnico e passionale di quello europeo.
Quando poi Almeida ha allenato il River Plate, Lele ha approfondito la storia di questa squadra (con i Millonarios hanno giocato alcuni dei più grandi calciatori della storia tra cui ovviamente Alfredo Di Stefano) ed ha cominciato ad amarla in modo maturo, consapevole: “Innamorarsi da grande, secondo me, è un amore diverso. Perché da piccolo spesso lo erediti e segui quello degli altri, sei scalmanato, ragioni sugli sfottò…Da grande invece è stato veicolato dalla ricerca e dalla storia”.
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