Da un’indagine è emerso come alcuni lavori avvelenino il cervello se svolti a lungo senza una pausa. Scopriamo la triste realtà.
L’impegno e la dedizione al lavoro non sempre hanno riscontri positivi soprattutto in termine di salute mentale e fisica. La Repubblica Italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo tale diritto. Queste le parole che si leggono nell’articolo 4 della Costituzione del nostro Paese.
Il lavoro è un mezzo attraverso il quale rafforzare il senso individuale di appartenenza e utilità e accumulare le risorse finanziarie indispensabili per vivere. Ecco perché si parla di diritto al lavoro. In tal senso si potrebbe aprire un lungo dibattito sulla questione “occupazione” in Italia e sulle reali possibilità offerte ai cittadini ma oggi vogliamo soffermarci su un altro aspetto delle attività lavorative.
Ci sono professioni che richiedono più impegno di altre, a livello fisico oppure a livello mentale. Proprio dal punto di vista psicologico alcuni lavori mettono più a rischio la salute del cervello richiedendo una costante concentrazione. Giudici, autisti, medici devono continuamente prendere decisioni, ragionare, valutare molteplici possibilità. Lo sforzo mentale a cui si sottopongono può diventare eccessivo e causare problematiche. Quando si supera il limite?
Il Paris Brian Institute ha effettuato uno studio per comprendere gli effetti della fatica mentale sul cervello. Durante l’indagine sono state sottoposte a scansioni celebrali 40 persone in vari momenti della giornata lavorativa. I risultati hanno riportato come i compiti cognitivi prolungati che necessitano di capacità multitasking, concentrazione, memoria e che richiedono di prendere decisioni comportino un accumulo nel cervello di glutammato.
Il glutammato è una sostanza chimica potenzialmente tossica. Generalmente la si elimina durante le ore di sonno ma se presente in grande quantità il neurotrasmettitore diventa tossico alterando la corteccia prefrontale laterale. Parliamo della zona del cervello coinvolta nei processi decisionali.
Tutti coloro che svolgono professioni impegnative dal punto di vista mentale – autisti, medici, piloti, giudici – dovrebbero, dunque, avere dei periodi di riposo obbligatori durante l’attività lavorativa per consentire al cervello di disintossicarsi. Tale diritto è riconosciuto, ad esempio, ai controllori del traffico aereo (mezz’ora di pausa ogni due ore di lavoro) ma dovrebbe estendersi anche ad altre professioni.
Lo studio spiega perché tante volte alcune sentenze dei giudici o decisioni mediche sono apparentemente inspiegabili. Potrebbero essere legate all’avvelenamento da glutammato del cervello. Una rivelazione che fa paura e che dovrebbe portare a dei cambiamenti per evitare che il cervello esaurisca le energie e dia consigli sbagliati per giungere al riposo il prima possibile. Consigli che potrebbero interferire negativamente sulla vita di altre persone.
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